L'aspetto urbanistico e il patrimonio artistico della attuale San MIniato sono il frutto di alcune epoche di particolare floridezza della sua economia e della sua cultura.
Il tessuto architettonico, escluse le fortificazioni e gli edifici pubblici del castello, dovuti agli interessi degli imperatori tedeschi, risale alla prima metà del secolo XIV. In questo periodo, infatti, la città assume uno sviluppo urbanistico rimasto pressoché invariato fino ad oggi: oltre al sorgere di conventi e chiese e di edifici pubblici, in ogni contrada nacquero palazzi e case-torri di cui rimangono visibili testimonianze nell'antica contrada di Faognana e in via Paolo Maioli. Dopo un periodo di decadenza economica e sociale, in seguito alla conquista fiorentina nel 1370, San Miniato conobbe un rinnovamento edilizio nella seconda metà del '500. Il terzo momento di trasformazione urbanistica si deve far risalire al primo scorcio del XVIII secolo, e coincide con l'intraprendente opera del Vescovo G. Francesco Poggi.
Seguendo un ipotetico itinerario a partire dal lato Est della città, San Miniato offre una serie interessente di luoghi da visitare, fra cui:
Un crocifisso ligneo risalente a circa il secolo XI,
abbandonato a San Miniato da due viandanti, cui furono
poi attribuite facoltà miracolose, dette il nome
questa chiesa edificata fra il 1705 e il 1718 su progetto dell'architetto Ferri.
Ammirevole il raccordo stilistico e architettonico con le strutture medievali che circondano la chiesa compiuto dal progettista.
L'intero edificio è stato recentemente oggetto di restauri e nuovi studi.
La chiesa ha la pianta a croce greca sormontata da un tamburo circolare e dalla cupola in cui è inserita una lanterna cieca.
La scalinata a rampe contrapposte rispondenti alle aperture laterali realizza uno spazio disponibile all'impianto scenico di cerimonie religiose.
All'interno, ogni braccio della croce è coperto da una volta a botte e nei punti di congiunzione si slanciano pennacchi di raccordo con la cupola emisferica.
L'arcuata pianta del Palazzo del Seminario ricorda l'originario andamento sinuoso delle mura urbane, cui erano addossate case e botteghe, poi inglobate ed unificate nella costruzione attuale, inaugurata solennemente nel 1713. Il caratteristico aspetto dell'edificio è dovuto all'opera di affrescatura dell'artista fucecchiese Francesco di PIetro Chimenti.
La Cattedrale Santa Maria Assunta e San Genesio risale al trentennio 1220-1250. Fu costruita su una precedente chiesa del 700. Della vecchia chiesa, dedicata a Santa Maria Assunta, restano inseriti nella odierna facciata il leone rampante e mensola, un labirinto e la maschera demoniaca.
Nel 1378 la chiesa venne chiusa al culto e trasformata in armeria, fino al 1489, anno in cui venne ristrutturata e di nuovo destinata a scopi religiosi assumendo l'attuale forma a croce latina ed inglobando la Torre di Matilde, unica testimonianza rimasta in città dell'architettura militare del XII secolo, che divenne campanile. La Torre di Matilde, la cui costruzione risale al tempo dei soggiorni in città dell'Imperatore Enrico IV (1184-1194), è a forma di parallelepipedo con coronamento e edicole terminali aggiunte nel XIII secolo.
La qualifica di cattedrale risale alla bolla di Papa Gregorio XV del 1622, alla quale seguirono vari lavori di abellimento al suo interno nel 1700 e 1800. Nel 1944 fu teatro di un tragico bombardamento che causò la morte di 50 persone.
La facciata è decorata da bacini ceramici (i cui originali sono conservati nel palazzo Vescovile), disposti secondo la forma delle costellazioni dell'Orsa Maggiore e Minore.
L'interno è a tre navate con transetto e cappelle laterali affrescate da Antonio Domenico Bamberini. Esso risente di numerosi interventi effettuati tra il 1600 e il 1800 e raccoglie opere di notevole valore, sia sculture che dipinti e affreschi. Sono infatti da ricordarte soprattutto la pala d'altare di Aurelio Lomi e l'acquasantiera ottagonale di Ghibellino Guarnieri.
Nei locali adiacenti alla Cattedrale oggi è situato il Museo Diocesano d'Arte Sacra, inaugurato nel 1966. Nelle cinque sale del museo sono esposte un centinaio di opere di pittura, scultura e arti minori, provenienti da varie parrocchie della Diocesi.
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Fu adibita anche a luogo di detenzione per prigionieri politici ed è quasi certo che vi fu rinchiuso Pier delle Vigne, già fedele segretario dell'imperatore. Mantenne la sua funzione di fortezza fino al 1530, quando fu abbandonata e il terreno circostante fu acquistato dall'illustre naturalista Michel Mercati che vi edificò una casa.
Minata e completamente abbattuta dai tedeschi nell'estate del 1944, è stata fedelmente ricostruita nel 1958.
La torre di Federico, a pianta quadrangolare, era alta circa 37 metri; il coronamento originario era costituito da colonne cilindriche di mattoni, sull'esempio dei pinnacoli dei campanili siciliani. Queste caratteristiche, insieme agli archetti ciechi ogivali, testimoniano l'intervento diretto di maestranze nella costruzione della torre.
Dalla sua sommità ed anche dal prato circostante è godibile un esteso panorama che va dai tetti delle chiese sanminiatesi, fino al valdarno, alle colline volterrane, agli Appennini, al mare.
Il prato della rocca, oltre che abituale meta di turisti e abitanti dello stesso comune, è teatro, durante tutto il corso dell'anno, di feste folkloristiche suggestive, come la Festa degli Aquiloni e i Fuochi di San Giovanni.
La facciata, tardo quattrocentesca, prevedeva una ricopertura in marmo mai avvenuta. All'interno vi sono numerosi affreschi, il monumento sepolcrale di Giovanni Chellini attribuito da alcuni studiosi a Bernardo Rossellino e da altri a Lapo di Pagno POrtigiani, sotto la guida di Donatello; inoltre un tondo in maiolica policroma delle botteghe di Giovanni della Robbia e vari pitture fra cui "La Vergine col Bambino e i Santi Cosma, Damiano, Giovanni Evangelista e Tommaso" di Domenico di Michelino.
L'aspetto attuale della chiesa risale alle ristrutturazioni tardoseicentesche. Ha la forma di un prisma ottagonale chiuso da una cupola emisferica. La parte inferiore della facciata è avanzata rispetto all'asse stradale. Sul lato destro della porta rifinita con modanature in pietra. un'iscrizione testimonia la data della costruzione (1522).
La chiesa ha una pianta a croce con una tribuna per l'altare maggiore e dua cappelle ai lati. L'uso dell apietra serena contrasta armoniosamente con il bianco celeste delle pareti. All'interno della chiesa si trovano dipinti del '500 e del '600. GLi affreschi nel catino della cupola e nelle volte delle cappelle laterali sono di Antonio Domenico Bamberini (sec. XVIII).
Nella monumentale sagrestia si può ammirare una statua in pietra di Sant'Agostino e una tavola raffigurante Santi Agostiniani, da attribuire a Giovanni Brina.
All'interno sono conservate pregevoli opere, fra cui, di notevole importanza, il "Noli me tangere" di Ludovico Cardi detto il Cigoli, e due trecentesche "croci dipinte" una da un maestro senese, l'altra da Deodato Orlandi.